Siamo ancora in piena emergenza Coronavirus. Ed è necessario chiedersi se e come il modo di spostarsi dei reggiani cambierà a seguito di questa crisi. Le misure restrittive gradualmente si attenueranno, ma il “distanziamento sociale” resterà una necessità ancora per parecchio tempo. Come spostarsi, allora, al tempo del Coronavirus? All’estero molte autorità sanitarie e governative indicano la bicicletta come il mezzo di trasporto ideale per prevenire il contagio.
Ad Amsterdam, ad esempio, i virologi raccomandano l’uso della bicicletta perché il movimento contribuisce a rinforzare il sistema immunitario.
A New York nei giorni scorsi il transito di bici è aumentato spontaneamente del 50%.
Londra offre e-bike gratis agli operatori sanitari e i rivenditori di bici non sono inclusi nella lista delle chiusure obbligatorie stilato dal governo britannico.
Il settimanale Der Spiegel, poi, raccomanda la bici per un duplice motivo. Da una parte, chi pedala si tiene naturalmente a distanza, e inoltre evita il rischio di contagio da contatto con altre superfici. Dall’altra, pedalare ha anche un effetto di prevenzione, perché migliora la salute generale e l’apparato respiratorio.
In Italia, ancora, non ci risultano indicazioni al riguardo, anche se riteniamo sarebbero auspicabili espliciti inviti da parte delle autorità a utilizzare la bicicletta negli spostamenti autorizzati. Anche nella nostra città, comunque, nei prossimi mesi sarà lecito attendersi una riduzione nell’uso dei mezzi pubblici e dell’auto condivisa, per il timore del contagio: la bicicletta deve quindi diventare il mezzo principale negli spostamenti entro i 5 km. L’alternativa è un pericoloso incremento del traffico automobilistico e di conseguenza dei livelli di inquinamento, che peraltro in questi giorni si sono sensibilmente ridotti anche a seguito delle misure emergenziali.
Sarà quindi importante che l’amministrazione locale accompagni questa fase con iniziative e provvedimenti incentivanti la mobilità ciclistica: incentivi economici a chi usa la bici nel percorso casa-lavoro (sono disponibili varie applicazioni a tale scopo); coinvolgimento e incentivazione delle aziende e delle realtà lavorative nella promozione della mobilità ciclistica (spogliatoi e ricoveri protetti per biciclette); un rilancio del “bicibus” nel percorso casa-scuola, anche in una modalità meno istituzionalizzata e più spontanea (come l’iniziativa milanese di successo ”Massamarmocchi”).
Fin da ora, comunque, per gli spostamenti necessari consentiti per legge, la bici ci dà l’occasione di fare sano movimento all’aria aperta e ci regala un po’ di benessere, un toccasana in tempo di clausura forzata.