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Le MTB e le E-MTB sui sentieri di montagna? Educare e non vietare

Le moderne MTB ed in particolare le E-MTB stanno radicalmente modificando la frequentazione dell’ambiente naturale e dei sentieri di montagna. I bikers “escursionisti” sono in continua crescita determinando un significativo aumento della “pressione” sui sentieri, sia in termini di compresenza con gli escursionisti a piedi, sia in termini di impatto sui tracciati.

L’aumento di fruizione dei sentieri e della montagna, la maggior presenza nei rifugi, il fatto che spesso i bikers partono dal fondovalle e non dai parcheggi in quota sono tutti aspetti positivi. Come tutti i fenomeni in rapida crescita, la presenza di tante MTB sui sentieri pone problemi.

Molti non sono preparati ad affrontare la montagna e non conoscono le regole e l’etica del ciclo-escursionismo. Inoltre il “mondo MTB” è complesso e molto vario: dallo sport ed agonismo alle attività di prevalente discesa come DownHill o Enduro, dal cicloturismo su strade forestali al ciclo-escursionismo sui sentieri di alta montagna. Sono attività molto diverse, per caratteristiche, velocità ed impatto ed andrebbero considerate e regolamentate in modi molto diversi.

Molti escursionisti percepiscono l’ambiente montano ed i sentieri come il loro “terreno di gioco” esclusivo o privilegiato, e vedono nei bikers degli “invasori” che vanno a privarli o limitarli nella loro libertà. La risposta di pancia a questo fenomeno da parte delle istituzioni rischia di tendere verso l’introduzione di divieti più o meno estesi alla circolazione delle biciclette, rendendo di fatto chi utilizza la MTB un “escursionista di serie B”.

Crediamo che questo sia un grave errore tecnico e culturale. Il fenomeno MTB è talmente esteso ed ha tanti ed alti interessi economici che anche dove tali divieti già ci sono, è molto difficile farli rispettare sia perché ritenuti ingiusti dai ciclo-escursionisti, sia perché spesso non voluti ed osteggiati dagli operatori turistici del territorio.

Come nelle città per le piste ciclabili e la mobilità dolce, anche in montagna bisogna agire per una corretta gestione del fenomeno e per rendere compatibili i diversi modi di fruizione della rete sentieristica: divulgazione delle buone prassi, formazione degli utenti per una frequentazione responsabile e soprattutto richiedere investimenti per adeguare la rete sentieristica all’aumento di fruizione, sia con nuovi percorsi dedicati che con una maggiore manutenzione dell’esistente.

L’arma del divieto andrebbe utilizzata con oculatezza ed in modo puntuale solo dove ci siano effettive condizioni di pericolo per le utenze “deboli” o per l’ambiente.