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Rilanciare il turismo reggiano: Food Valley, Motor Valley o Bike Valley?

cicloturismo

Il 23 Agosto è apparsa sulla Gazzetta di Reggio un intervista a Giuseppe Prestia, Presidente del Gruppo Agroalimentare Unindustria di Reggio Emilia, sul tema sviluppo turistico in provincia.

Di seguito un contributo alla riflessione sull’argomento di Claudio Pedroni.

Reggio Emilia, 24 agosto 2021

Gentile Jacopo della Porta, gentile Direttore,

Mi chiamo Claudio Pedroni, cicloturista di lunga data e di lunghe percorrenze, e ho letto con interesse la pagina con l’intervista al sig. Giuseppe Prestia dedicata al turismo a Reggio, eterna cenerentola della regione Emilia Romagna.

L’intervista appare concentrata su un turismo di fascia alta, che non contempla ad esempio il grande movimento di cui tutti parlano e che sembra ora un fiume in piena, ovvero il cicloturismo, e per questo mi permetto alcune considerazioni di seguito.

In premessa vorrei chiarire che non intendo assolutamente ragionare in termini di contrapposizione tra il turismo in Maserati e il turismo in bicicletta: è possibile che siano due mondi talmente lontani da non essere alternativi, anche se va detto che se i cugini parmensi e modenesi sono alla pari con Reggio in termini di food e sono più avanti in termini di motor sono altresì decisamente più avanti (Dallara di qua, Ferrari di là) in termini di bike essendo la dotazione di percorsi cicloturistici nelle province vicine molto più abbondante rispetto a Reggio.

Il turismo in bicicletta peraltro non viene praticato dal “puvrett” che non ha una bella auto veloce, ma viene praticato da chi ha qualche preoccupazione in termini di sostenibilità e soprattutto da chi vuole esplorare i territori alla giusta velocità e altezza, che solo la bici può dare.

Per corroborare di più questo concetto portiamo anche l’esempio della Germania che ha la maggior disponibilità di rete autostradale in Europa, ma che ha anche il record di una formidabile rete di migliaia di km di piste e strade ciclabili che non basta una vita a percorrerle tutte. Migliaia di km che milioni di tedeschi sono bene felici di percorrere annualmente dopo aver lasciato la BMW in garage.

Per tornare a Reggio in realtà, come su altre cose, anche per il turismo in bicicletta non ha molto da offrire soprattutto con riferimento alla presenza di infrastrutture ciclabili di qualità e come detto il confronto con le province vicine Parma Modena, ma anche Mantova, ci riporta ad una misera realtà.

E’ anche vero che Reggio è interessata da un flusso cicloturistico, che direi di nicchia, ma non ho dati certi, di tour operator americani (ma anche australiani neozelandesi) che portano in bici loro clienti a casa delle nostre zdore a fare tortelli e cappelletti, perciò, come spesso succede gli americani hanno visto lontano da tempo.

E come è noto parliamo di turismo, ovvero di attività che comporta che qualcuno si sposti da casa per luoghi dove si ferma a mangiare e ancor meglio a dormire. Non parliamo pertanto di una bella escursione che da Reggio si può fare verso Vezzano o Puianello sulla bellissima ciclabile del Crostolo “sud”, ma di un turista che in bici attraversa e/o dorme nella nostra provincia, o ancor meglio un turista magari con famiglia che si ferma qualche giorno a Reggio e pedala nel territorio con percorsi a margherita ritornando a sera nella struttura di accoglienza.

L’attuale disponibilità di ciclabili protette non strettamente urbane nella nostra provincia: (Brescello Luzzara, ciclabile Tresinaro, Crostolo sud, tratti di Enza, tratti di Secchia, tratti di ex ferrovia Bagnolo-Correggio) è meglio di niente, ma non qualificano la nostra provincia come provincia ciclabile ovvero come meta per turisti o escursionisti in bicicletta.

Per i “grandi numeri” lo sviluppo del cicloturismo nel territorio reggiano dovrebbe essere un mix di offerte, sia legate alla presenza di luoghi d’arte, natura ed enogastronomia, ma anche a infrastrutture sicure e mediamente lunghe (> 50 km) che rendano il territorio attraente per chi lo volesse scoprire dalla sella della bicicletta, magari non una bicicletta da corsa o MTB o gravel, ma normali biciclette usate da normali ciclisti.

Da oltre 30 anni il gruppo FIAB TUTTINBICI cui appartengo cerca di sollecitare invano le nostre amministrazioni per una decente infrastrutturazione “lunga” per la bicicletta, a partire dalla percorribilità dell’argine del Crostolo (eterna “Salerno-Reggio Calabria” reggiana delle biciclette), ma anche rendere ciclabili corridoi dell’Enza con la possibile estensione verso Castelnuovo Monti sull’asse Tassobbio Maillo e del Secchia, in colpevole ritardo rispetto a quanto i modenesi hanno fatto oltre confine.

Come è noto, anche per recuperare un po’ di storia, esiste un progetto del 1908 che prevedeva una via ferrata da Reggio Emilia a Castelnuovo Monti lungo questa direttrice e anche se la via ferrata si è fermata a Ciano possiamo proseguirla come pista ciclabile.

Ci sono precise responsabilità politiche (sia locali che regionali), ma anche tecniche, di questo inaccettabile ritardo, che, ove interessasse posso presentare e discutere, ma in questa sede, come si dice, guardiamo avanti per superare queste carenze, con le proposte che si avanzano.

A seguito di una valutazione speditiva ci sembra dunque una priorità il corridoio dell’Enza, a partire dalla bella infrastruttura creata dall’ente di bonifica Emilia Centrale sul canale demaniale dalla presa di Cerezzola all’abitato di San Polo. Successivamente, ma senza continuità, un bel sentiero ciclabile ci porta a Montecchio. poi si riprende a pedalare in sicurezza molto dopo ovvero all’abitato di Sorbolo a Mane fino a Brescello e al Po.

Ma troppa discontinuità e precarietà del fondo stradale rende oggi la percorribilità dell’Enza possibile solo da ciclisti esperti e solo con MTB, ma questo non è cicloturismo per tutti, questo è ciclismo amatoriale semiagonistico pure dignitosissimo e con numerosi praticanti, che però non pernottano a Reggio o a Guastalla o a Canossa.

Oltre al corridoio dell’Enza potrebbero sviluppare anche collegamenti tra i borghi della bassa Brescello, Boretto, Guastalla, Gualtieri, Novellara e della bassa intermedia Castelnuovo, Cadelbosco, Bagnolo, Correggio. Per questi territori sarebbe possibile il recupero ciclabile di ex ferrovie nonché la valorizzazione delle vie d’acque compresi i canali di bonifica sarebbe auspicabile, ma gli enti di gestione delle acque o non ci sentono o non sono abbastanza sollecitati.

E ci sono anche strade bellissime bianche percorribili con la bicicletta gravel (assai di moda oggi) da valorizzare: da via Bellingambo a via d’Este, dal reticolo delle valli di Novellara a via dei Grilli. Ma non bastano iniziative come la cosiddetta “Ciclovia Emilia” che, a parte il nome fuorviante, promuove sì meritoriamente la viabilità minore del territorio di alcuni comuni della bassa est, ma non chiarisce gli aspetti di qualità ciclistica dei percorsi descritti e purtroppo il territorio non possiede un forte attrattore appunto di ciclabile vera senza traffico e di diversi km.

A Reggio e dintorni non mancano mete interessanti e buoni piatti per il ristoro dopo la pedalata, mancano 2 o 3 infrastrutture ciclabili di qualità, protette e segnalate che costituiscano un vero attrattore per il cicloturista lento e che battezzino un territorio bike friendly.

Se la ciclabile è bella, continua, sicura e lunga potrebbe bastare da sola ad attirare cicloturisti anche in assenza di altri attrattori più tradizionali e quello che sta succedendo in queste settimane con la Ciclovia del Sole tra Bologna e Mirandola e da parecchi anni sulla Modena Vignola, sembra confermare questa ipotesi.

Le ciclabili che vorremmo a Reggio dunque devono essere anche di diverse decine di km in modo da sostenere un’uscita del nostro cicloturista di riferimento almeno per un fine settimana e auspicabilmente per due o tre notti. Da questo punto di vista potrebbe essere utilissimo un accordo con le province vicine in modo da costruire mini-reti o anelli ciclabili di 100 -150 km lungo l’Enza o il Secchia o il Po e unendo i borghi della bassa (da Sabbioneta a Novellara, da Mirandola a Colorno passando per Gualtieri e Guastalla) delle 3 province superando una sterile concorrenza e che potrebbe vedere finalmente ciclisti pernottare dalle nostre parti. Questa è la lezione che regioni come Veneto (una corazzata cicloturistica), Trentino Alto Adige, Friuli VG e Lombardia ci danno, ma che l’Emilia Romagna non sente.

In sintesi, a parere dello scrivente, priorità di infrastrutturazione cicloturistica di qualità in provincia di Reggio dovrebbero essere:

  • Il corridoio dell’Enza (con Tassobbio e Maillo) con gli evidenti attrattori di Canossa, Parma (Parma dispone già di una ciclabile in sede propria fino a Sorbolo) e il Po.
  • Il Crostolo per dare alla famiglia reggiana l’opportunità di un pic-nic sul Po.
  • Il Secchia per colmare il ritardo con la ciclovia in sponda modenese.
  • Un grande anello nella bassa con l’argine della Fiuma reso ciclabile e l’argine Maestro del Po come segmenti portanti, nonché le ex ferrovie Bagnolo-Correggio e la ferrovia di Don Camillo da Santa Croce a Boretto.

Grazie per l’attenzione

Claudio Pedroni
Già responsabile FIAB progetti Bicitalia ed EuroVelo

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