Pasquetta sui sentieri della Resistenza Reggiana
25 Aprile 2011

L'itinerario che seguiremo per scoprire i luoghi della Resistenza e del potere nazifascista a Reggio parte da un luogo simbolo: il carcere dei servi, nel vicolo omonimo. Un luogo terribile, oggi non più esistente, il cui segno sono i cardini dell’antico portone ancor visibili.
Lì fu incarcerato don Pasquino Borghi prima di essere fucilato insieme ad altri 8 patrioti: Ferruccio Battini, Romeo Benassi, Umberto doti, Dario Gai, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini ed Enrico Zambonini.
Poi toccheremo altri luoghi come la CASA di DORINA STORCHI in via del Portone; mentre in via della Racchetta, poco distante, ci sono VILLA ZIRONI e VILLA PELLIZZI entrambe furono sede del comando militare tedesco.
Ricorderemo i 4 fucilati di VIA PORTA BRENNONE e poi, toccando altri luoghi significativi, fra cui la CASERMA della GNR "E. MUTI" in p.zzetta card. Pignedoli, arriveremo a Rosta Vecchia. La Rosta Vecchia è un quartiere della città di Reggio Emilia che si trova nel perimetro viale Risorgimento (zona Ospedale Santa Maria Nuova), via Benedetto Croce, via Che Guevara e via Passo Buole.
Qui ci aspetta il partigiano Renato Vacondio, che questi luoghi conosce molto bene: ci racconterà la storia che queste case conoscono da oltre 60 anni…
Poi si andrà al CARCERE DI S. TOMMASO in via delle Carceri, altro luogo del potere fascista.
Il nostro breve viaggio nel tempo della storia e della memoria terminerà al Monumento alla Resistenza in piazza martiri del 7 luglio.
PROFILO STORICO 1921-1946
Negli anni 1921 e 1922, lo squadrismo fascista, fra omicidi e violenze, dilagò nel reggiano provocando la caduta delle amministrazioni democratiche e lo smantellamento delle conquiste realizzate dalle stesse.
Il consenso al fascismo toccò i suoi vertici in occasione della conquista dell'Etiopia, ma quello reggiano dovette, comunque, fare i conti con un'opposizione clandestina fortemente radicata in tutta la provincia.
La guerra accelerò il disfacimento del fascismo: il razionamento dei beni di prima necessità (nel 1942 si arrivò a razioni quotidiane di 150 g. di pane al giorno / persona), l'inadeguatezza della macchina bellica fascista, il crollo dei fronti di guerra eccetera, si ripercossero sulla tenuta del regime.
Il grande corteo del 26 luglio 1943, che a Reggio salutò la caduta del fascismo, avvenuta con l'arresto di Benito Mussolini, e le feste in tutta la provincia furono la conferma dell’impopolarità raggiunta, dopo tre anni di guerra, dal fascismo. La strage del 28 luglio alle OMI Reggiane (9 operai uccisi dall'esercito) fu il primo segnale del difficile cammino che avrebbe condotto alla riconquista della libertà oltre venti mesi dopo.
Dopo l'8 settembre 1943, il territorio reggiano divenne luogo di formazione delle brigate partigiane. La lotta di Liberazione assunse caratteri di massa, con quasi 10.000 partigiani riconosciuti a fronte di 626 caduti in combattimento o in rappresaglie. La repressione condotta dai fascisti e dai tedeschi toccò punte di inaudita ferocia: ricordiamo soltanto le stragi di civili di Cervarolo (20 marzo 1944, 23 morti) e della Bettola (24 giugno 1944, 32 morti).
Il 25 aprile 1945 segnò una svolta storica: si ricostituirono le amministrazioni democratiche, sotto la guida, prima del CLN, che aveva condotto la lotta armata contro il nazifascimo, mentre nel 1946 si ebbero le prime libere elezioni a suffragio universale.
Per la partecipazione alla Resistenza, il gonfalone della città di Reggio Emilia è stato insignito della medaglia d'oro al valor militare.
Glauco Bertani
Istoreco